Una giornata al lago
Ho vinto. La convalescenza comincia. Vive, vivrà. In quella sera d’afa e di lampi muti, il commiato era in fondo agli occhi dei medici. Essi esitavano di guardarmi. Uno, il più illustre, uscendo dalla stanza dove l’odore della dissoluzione si faceva intollerabile, mormorò: “soltanto il miracolo potrebbe…”. Credo nel miracolo.
Gabriele D’Annunzio, da Solus ad Solam
Da Desenzano a Salò pare d’essere in Costa Smeralda: li differenzia una maggiore presenza di servizi, in terra lombarda, grandi spazi commerciali, un attento sfruttamento, metro per metro, ai fini turistici. E poi, se dai belvedere ti affacci, appena, puoi cogliere porticcioli e barche a vela, che sul pelo dell’acqua danno un respiro profondo di mare. Invece, siamo al lago di Garda, maestoso specchio d’acqua di un blu profondo, ben diverso da quello marino, mentre alle tue spalle si stagliano montagne a strapiombo di un verde intenso, alpino, e un’aria leggera, senza quella salsedine che non fa respirare la pelle: è come godere di montagna e di mare allo stesso tempo.
Per le strade dei borghi lacustri, orde di turisti passeggiano per i centri storici, infradito ai piedi. È allora che esclamo al mio compagno “Ma che siamo tornati in ‘maurrilandia’ (espressione nuorese spregiativa per indicare il cagliaritano)?”. È che per i nuoresi vestire da mare in città è considerata una pura sciatteria, e un po’ è questo che i nuoresi pensano dei cagliaritani, eccezioni a confermare la regola permettendo, che siano decisamente sciatti. In realtà, è normale che in una città di mare e di porto si utilizzi un vestiario consono al contesto. Io, però, con Cagliari ho un conto in sospeso, non una forma di snobismo provinciale, è che ancora non mi son riappacificata con quella città, e non perdo occasione per dire “Cagliari è una bellissima città, peccato che ci abitino i cagliaritani”, perché questa sciatteria è soprattutto riscontrabile nell’uso della cosa pubblica, nella scarsa attenzione al verde e ai monumenti storico-archeologici, nel servilismo e nell’inerzia, nel provincialismo imperante che fa credere ai cagliaritani di essere al centro del mondo. Chissà che con la nuova amministrazione non cambi qualcosa.
Arriviamo al Vittoriale degli italiani che è già tardi e sotto il sole, dall’una alle tre del pomeriggio, percorriamo l’immenso giardino e i cortili d’annunziani. In altri tempi mi sarebbe stato impossibile, fatto sta che non ho accennato nemmeno un po’ di rossore sulla pelle e ho camminato, camminato, segnato, riflettuto. Non mi sono fatta mancare nemmeno sfottò e insulti al discusso poeta, compromesso con il fascismo. Eppure c’è qualcosa da salvare anche qui, anche di D’Annunzio, che ai suoi cani ha lasciato un angolo di giardino per riposare per sempre in pace.
Il Garda è semplicemente spettacolare, non serve descriverlo, sarebbe sminuirlo, e quella domenica poi, una giornata radiosa allontanava ogni foschia e tutto ci appariva nella sua grandezza.
I veneti si lamentano per il caldo, ma io che ho vissuto praticamente a Tunisi, cioè a Cagliari, per quasi un decennio, sorrido perché non sanno cosa sia il caldo, nemmeno lo immaginano. Qui le stagioni ci sono tutte, ti riempi il cuore di neve d’inverno per poi apprezzare di più il sole d’estate, ti lasci scivolare la pioggia di questi colorati autunni per fiorire in primavera.
Se ho nostalgia della Sardegna? Non ancora.
S.C.
Ci son stato ai primi di Giugno (al Vittoriale).
Non ho visitato la casa, ma i giardini e gli esterni.
La vittoria sul Piave, alata e centrale nel primo corridoio , è stata un’immagine piena.
Tanto ci sarebbe da dire sulla visita, ma preferisco fermarmi qui…
Ci vorrebbe un romanzo, non un post da blog.