Un anno in più

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Gente che va a yoga

Gente che va a yoga

Si arriva a 32 anni che non si è poi tanto diversi dall’adolescente inquieto e malinconico, con Gramsci sottobraccio e appunti poetici infilati tra le pagine di qualche libro.

Mi scrive in una bellissima lettera la mia insegnante di Lettere del liceo: “Di te ricordo i riccioli biondi in quel banco lontano, il distacco aristocratico, diverso, da tutti, un’originalità prepotente ma composta, la ricerca spesso vana di analogie, la scoperta mai altezzosa di differenze”.

Non dovevo essere persona facile, non lo sono, e sul filo della coerenza restituisco di me un’immagine d’intransigenza, integrità, che è “atavicamente sarda”, direbbe Lussu, sul cui piglio militaresco così rispondeva.

Che cosa lascio allora di me? Mi piace pensare che chi ha avuto la voglia di conoscermi davvero, di soffermarsi e di penetrare la scorza granitica con cui mi difendo dalle miserie umane, abbia goduto della mia tenerezza e di avermi amato nella mia fragilità, per quell’empatia dolorosa, per quella disperazione sottile. Non porto mai rancore, conservo sempre i ricordi migliori con forse troppo sentimentalismo.

Intellettualmente brillante (…) e soggetta a ciclici cali dell’umore”, scrive la psicologa nella sua relazione. Due facce della stessa medaglia, penso io, così brava ad arrampicarmi sui pensieri delineandone trame con le parole, così emotivamente nuragica.

Ringrazio tutti voi che mi avete regalato bellissimi messaggi d’augurio, non ho altro da aggiungere se non un “Io speriamo che me la cavo”. Vi lascio soltanto la mia poesia preferita, che leggo con le lacrime agli occhi ogni volta che la vita si fa più insopportabile. S.C.

 

L’ALBATRO (Charles Baudelaire)

Spesso, per divertirsi, i marinai
catturano degli albatri, grandi uccelli dei mari,
indolenti compagni di viaggio delle navi
in lieve corsa sugli abissi amari.

L’hanno appena posato sulla tolda
e già il re dell’azzurro, maldestro e vergognoso,
pietosamente accanto a sé strascina
come fossero remi le grandi ali bianche.

Com’è fiacco e sinistro il viaggiatore alato!
E comico e brutto, lui prima cosi bello!
Chi gli mette una pipa sotto il becco,
chi imita, zoppicando, lo storpio che volava!

Il Poeta è come lui, principe delle nubi
che sta con l’uragano e ride degli arcieri;
esule in terra fra gli scherni, non lo lasciano
camminare le sue ali di gigante.

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