Poesia Archive
www.stefaniacalledda.it La libertà è un treno che ruggisce di lapilli di binario in binario, che attraversa molte vite di stazione in stazione. La libertà è un vagone semivuoto, la mia solitudine riflessa sul finestrino e campi arati, capannoni, consuetudini come panni stesi al sole, ripidi gradini, uscite scorrevoli e
C’è una belva dormiente che mi affanna il cammino, un respiro soffocato, costretto il torace, a riempire i silenzi. Io ero, indecifrabile al passo, un volo d’uccelli, una carovana. È caduta troppa neve, sono un rantolare di cani, cancrena dei germogli. Mi accomiato senza parole stridenti, muoio di rinunce
Barrisce il fiume, oltre il parapetto, chiamando nuove catastrofi. «La terra è mia!» – urla la corrente, un pugno di ghiaia e un vuoto d’inadeguatezza. È così che scorre una vita intera, un baratro che è argine, un corso di acque insalubri, come questo gorgoglio di sangue che mi
Appesi alla vita come a un cappio: che cosa ci avete restituito della nostra fiducia, del nostro amore? Avete appesantito le catene alle nostre caviglie, le avete strette ai polsi per lacerarci ancor meglio la carne, e mentre lo facevate mistificavate i gesti per sembrare aguzzini migliori. Per questo
Le tende respirano nuove fragranze, sento il gusto del pane fresco nelle narici e l’aroma del caffè e suggestioni di movimento. Mastico nuovi percorsi, li immagino nelle circonferenze del cucchiaino, posso digerire il futuro ora, mentre affoga nella mia tazza. Stefania Calledda, 6 luglio 2010