Provare vergogna
I troppi impegni della vita quotidiana mi tengono spesso lontano dall’esercizio della scrittura, e pur non mancando di informarmi e seguire in profondità le vicende nazionali e internazionali, è difficile trovare il tempo, e a volte le energie mentali, per analizzare e infine costruire un pensiero compiuto che ti rappresenti e che aggiunga qualcosa di interessante all’interno di un dibattito più ampio.
Di accadimenti di cui vale la pena discorrere ce ne sono stati un susseguirsi talmente veloce che non si è fatto a tempo a metabolizzarne alcuno. La permanenza delle conseguenze poi, mantiene l’attenzione sempre alta e purtroppo in maniera assolutamente superficiale, con scivoloni populisti e slogan da stadio, che da questo angolo di Paese, il Nord Est, si percepiscono in tutta la loro contraddizione intrinseca.
Mentre scrivo, ho ben impresse nella memoria alcune immagini ed esternazioni rozze, perché niente al mondo è più pericoloso dell’ignoranza al potere, e peggio ancora quella di chi lo subisce. Ignoranza e pregiudizio, naturalmente, di chi non conosce e non vuole conoscere, di chi giudica senza sapere. Tutto inizia da questa radice e infesta la terra di sterpaglie e toglie linfa e luce al progresso dell’umanità.
Scenario: un momento storico di passaggio, l’evoluzione continua della tecnologia e della scienza con illuminanti prospettive, la consapevolezza di investire nelle energie rinnovabili e di salvaguardare l’ambiente, la ridiscussione del ruolo della crescita in campo economico, il tema della sostenibilità si declina in mille frangenti del vivere, il mondo cambia, trovando una politica impreparata e reazionaria, e una società frantumata, più che liquida, in cui ogni parte rivendica i confini del suo frammento, ma si dimentica del puzzle. Tutti presi dalla propria sopravvivenza, si resta distanti dal nucleo delle cose.
Avviene che il divario tra le classi si è fatto ancora più profondo, che le disuguaglianze crescono e proliferano, che le nuove generazioni occidentali si annichiliscono nella protratta e disperata condizione di precarietà, dove non ci sono più chiavi di lettura ideologica, né appartenenze categoriali, e l’ego primeggia perché il noi non c’è, se non quello della ristretta cerchia famigliare.
Avviene che l’Europa della Finanza e del libero scambio di merci ha da tempo tradito le origini del suo processo di integrazione, nella folle convinzione che tutto si esaurisca in una faccenda contabile, con politiche economiche che vanno più a vantaggio dell’amico di sempre “a stelle e strisce”, che del Vecchio Continente.
E il Mediterraneo? La grande fossa comune delle colpe dell’Occidente, il più grande olocausto della storia sul quale pesano responsabilità coloniali certo, ma soprattutto le scelte nefaste degli ultimi decenni dei governi che ora trattano i sanguinosi esodi con il sopracciglio alzato, disquisendo di numero e prezzo come al mercato delle vacche.
Che vergogna! Eccola la civilissima Europa delle libertà, ma non per tutti, della solidarietà, ma non per tutti, dei diritti, ma non per tutti, i “Nous sommes Charlie”, ma con le religioni degli altri. Ecco il cristianissimo Occidente che con una mano arma i signori della guerra e le fazioni più integraliste del Medio Oriente per sbarazzarsi delle spinte progressiste e continuare a fare il bello e il cattivo tempo, e con l’altra specula e si arricchisce su una ben interessata carità. Poi qualcosa scappa di mano, come ha dichiarato Hillary Clinton, sì, scappa una strage continua e l’abominio della nostra decantata “accoglienza”.
E poi ci sono i mangia carogne, le iene e gli avvoltoi, e chiedo venia a questi nobili animali di cui mi servo per la metafora, quelli che risolvono i problemi con le ruspe, dei “a casa loro”, quelli con la schiena dritta e la purezza in tasca, del fucile sotto il cuscino e l’ostia della domenica.
Do una notizia a tutti: non possiamo più vivere nel privilegio, indifferenti all’Africa che abbiamo contribuito a mettere in ginocchio. Se solo avessimo intellettuali e dirigenti capaci di cogliere l’opportunità di questa ondata migratoria, invece di incrementare l’odio e la paura, allora sarebbe possibile un’alleanza che tolga davvero le catene non solo ai rifugiati, ma anche alle fasce di popolazione più colpite dalla crisi, perché questa è la necessità politica a cui la Sinistra deve rispondere.
Invece, a Sinistra c’è un vuoto che è una voragine e un popolo orfano che resiste. Punto per punto potrei soffermarmi su ogni paragrafo e ampliarlo ulteriormente, mi fermo qui per adesso, solo per dare qualche suggestione che, perlomeno per il tempo di questa lettura, gratti altre convinzioni.