Pillole dello “Stefania Pensiero” 33
Dopo una settimana rinchiusa in casa, in malattia, sotto iniezioni di bentelan per lombosciatalgia, decido che è arrivato il momento di prendere un po’ d’aria. Così, ci diamo una spolverata, un po’ di trucco per uscire con un aspetto meno malaticcio, e via, verso il centro di Vicenza. Per le strade della città ancora puoi trovare banchi di neve, ma il vero freddo è passato, l’auto segna 7 gradi. Il salotto buono di Vicenza si apre davanti a noi, Piazza dei Signori in tutto il suo splendore ci accoglie. Sediamo alla terrazza di un caffè, decisi a prendere un aperitivo. Ci accendono una sorta di fungo, sono gli scaldini per i clienti che stanno fuori dal locale, ma in ogni caso non sento freddo, mi godo l’inverno cittadino avvolta nel cappotto, levo i guanti e poggio la borsa nella sedia accanto. Più in là, un gruppo di americani banchetta divertito. Due prosecchi, chiediamo, e qualche stuzzichino, che mai manchi. Il cameriere ci porta due calici, il vino è ottimo, a parte il sapore, lo riconosci dall’andamento delle bollicine, dal colore, e poi un piccolo vassoio e una ciotola con dei bianchetti fritti, due tartine di salmone e … “Dio bono”, esclamo, “non è pane guttiau vero?”. Il mio sguardo di disappunto arriva a Matteo che inizia a ridere e commenta “beh, fa figo, meglio delle solite patatine”. “Ho capito”, continuo io, “ma ne ho a quintali a casa, no, io mi alzo e me ne vado, uno esce cercando un diversivo e mi servono pane guttiau”. In effetti, il pane guttiau da queste parti prende il gusto dell’esotico, così esotico che è servito male, ma alla fine la cosa è divertente e pensiamo che, in effetti, del buon pane guttiau e un buon vino, ti risolvono la serata. S.C.