Natale a Vicenza
Per quanto c’abbia vissuto per ben otto anni, non mi sono mai adattata al clima della città di Cagliari, né agli usi e costumi degli indigeni, tanto che alla domanda “Di dove sei?”, ho sempre risposto indubbiamente “di Nuoro”. Certo la residenza è un fatto legale, ma l’appartenenza fa parte del sentire di ognuno e l’ambiente cagliaritano, diciamolo chiaro, non mi è mai appartenuto.
Credo che quella certa trasandatezza tra il magrebino ed il partenopeo, quella solarità esposta a fregio, quell’esibizione della sempiterna stagione estiva con l’indeclinabile abbronzatura da posa, sia l’indigesto freno di chi anela a rappresentare la Sardegna tutta. Per mio sollievo è bene parlare di una Sardegna molteplice e complessa, composita e differenziata.
Dell’Atene sarda, mi sono sempre trascinata quel disappunto distinto di chi non vede di buon grado lo scimmiottare snobistici atteggiamenti pseudo metropolitani, mentre si stiracchia un ruolo di periferia nella periferia del mondo, e conta più la parola del signorotto locale e del dottorino di provincia. Che provincialismo! Ne è affetta la nazione intera, ancor più in meridione.
La verità è che ne avrei avuto più lieto ricordo, se non mi fossi sentita cacciata, non tanto dalla miseria umana di chi avevo accolto tra i miei affetti, piuttosto dal servilismo che supino non conosce dignità alcuna.
Ma torniamo alle stagioni. Mai avrei pensato di riscoprire la natura nella regione più edificata e cementificata d’Italia: dopo tanti anni mi sorprendo al vedere una coccinella, una cavalletta, uno scoiattolo, proprio qui, in Veneto, e ad ammirare prima paesaggi autunnali dai colori accesi che mai avevo scorto dalle mie finestre isolane, e poi, all’arrivo quatto dell’inverno, campanili in stile veneziano, sempre illuminati, ergersi sui paesini lungo la Riviera Berica, sui colli come presepi.
Riscopro il senso dell’inverno.
Tutti quegli accessori, quali sciarpe, cappellini e guanti, quei maglioni a collo alto misto lana ed altro vestiario che per anni era rimasto nell’armadio inutilizzato, oggi dà senso alla sua stessa esistenza, mentre capita di alzarsi la mattina e scoprire la neve. Per la mia gatta, la prima neve fu una terribile novità: ricordo che rimase sulla soglia diverso tempo, prima di tentare l’avventura della terrazza con passo titubante. Poi fu grande entusiasmo anche per lei.
Il Natale nel Nord Est inizia presto. I due più grossi centri commerciali di Vicenza, non lontani da casa, Palladio e Le Piramidi diventano formicai operosi e trappole senza uscita per gli automobilisti. Il centro però è il vero cuore di ogni città e a Vicenza, in particolar modo, come accade per quest’urbanesimo storico e di alto livello artistico, ha tutta una sua magia, un qualcosa di eccitante e di spettacolare. Non voglio abituarmi, come il vicentino medio, a calpestare e circondarmi di cotanto patrimonio, la consuetudine ti uccide, voglio commuovermi sempre di tanta bellezza.
Così è tutto una cascata di luci, di natalizi chioschi in legno che accompagnano la passeggiata lungo Corso Palladio e Corso Fogazzaro, mentre Piazza dei Signori si riempie di stand che mostrano prodotti tipici pervenuti da ogni regione della nazione. Ci sono anche dei sardi ovviamente.
Con il mio infallibile radar, adocchio quella che è ormai diventata la mia cioccolateria preferita, e mai come ora, ora che fa freddo davvero, la mia tazza fumante di cioccolata al cocco con dieci centimetri di panna a cappello, e quella calda fetta di strudel sul piattino, hanno un sapore, un gusto per cui pensi che ne è valsa la pena traversare il mare soltanto per questo. Sono pronta a costruire un monumento alle caffetterie e cioccolaterie del centro di Vicenza. E sempre con lo stesso radar mi fermo davanti la vetrina de L’angolo Dolce, nei pressi di Piazza Duomo, mentre a palettate si vedono sacchetti riempire di golosità zuccherine. Matteo mi ferma appena in tempo, mentre mi accingo a varcare l’uscio, in preda a crisi sussultorie di tipo steroideo.
Anche il Natale, quassù, ha più senso.
S.C.
Ciao Stefania, conosco quella zona per tanti motivi non solo lavorativi, sono contento che ti sia inserita bene, Vicenza e dintorni sono stupendi se sai cogliere il particolare.
Grazie Paolo, leggo con interesse i tuoi giudizi, sai la stima che ti porto.
Stefi mi ritrovo tantissimo in questo post, e capisco bene l’insofferenza nei confronti di Cagliari (o meglio, di una certa Cagliari). Sai bene che io sono fuggito dalla mia città, ma in questi anni di lontananza ho imparato a rivalutarne certi aspetti, compresi gli innumerevoli difetti. Credo tuttavia che il tutto non dipenda soltanto da “Cagliari” in sé ma da una situazione generale che – come ben dici – è piuttosto diffusa. Il provincialismo di Cagliari a volte è davvero molto molto triste.
Della Sardegna attualmente non mi manca assolutamente nulla, forse devo aspettare…