L’albero della vita
Se solo avessi trascinato speranze
sotto i miei passi stanchi,
avrei ancora occhi per inseguire orizzonti
e distese di germogli da veder crescere,
orme di fango da riempire,
vene d’acqua da liberare,
avrei ancora coraggio
per aprire finestre al giorno che insiste
e mani nude
per scardinare il futuro e abbattere la paura.
Ma ho troppo camminato
sui sassi roventi e i letti di spine,
su vetri di illusioni in frantumi,
e lunga ancora è la strada,
troppa la fatica.
Scuoti allora i tuoi rami di primavera,
siano un tappeto, morbido di foglie e petali,
sii allora radice per sostenermi,
perché io non cada,
perché io non ceda.
Stefania Calledda, luglio 2015