La Guerra e la Propaganda
Gli eventi si susseguono forsennatamente e ho poco tempo, soprattutto poche energie, dato il clima e la condizione personale, per trovare la lucidità necessaria a scrivere pensieri compiuti, che hanno elaborato le emozioni del momento, per un più razionale ragionamento.
Seguo le notizie, cercando di approfondire con spirito critico, ma il fastidio, il disgusto per la leggerezza e il pressapochismo dei mass-media mi provoca un moto di ribellione verso la superficialità con cui ci si accanisce nella lettura dei fatti.
Il linguaggio ad esempio, esplicita e denuncia l’ignoranza con cui l’Occidente si rivela incapace di confrontarsi con il resto del mondo, usando parametri e categorie propri che appaiono insufficienti e inefficaci nello spiegare i moti che scuotono il mondo, e ancor di più, in questo trincerarsi sulla propria presunta superiorità, sventolando bandiere di libertà e democrazia francamente discutibili, c’è tutto il dolo, l’ipocrisia con la quale ci si assolve da secoli di colonialismo e sfruttamento, dalla gestione fallimentare dei rapporti internazionali, l’uso della forza militare per risolvere controversie locali a favore degli propri interessi nazionali e via dicendo.
E ci si assolve evocando pregiudizi razziali che hanno il sapore di un secolo fa: ho sentito discorsi che hanno provocato in me un ribrezzo viscerale, penose analisi che si fondavano sulla presunta indole violenta dei musulmani, sull’incapacità cronica di gestire il terrorismo che questa genetica o culturale distanza dall’Occidente ha originato.
Sarà per il mio approccio materialista alla storia, ma non posso non ricordare che le religioni monoteiste hanno tutte la stessa radice ebraica e che nascono per il bisogno di mettere ordine nel caos tribale, per regolare le relazioni tra le comunità e i rapporti di potere, laddove dovremmo aspettare ancora molto tempo perché si palesi un’altra necessità, quella della laicità della Legge, cosa francamente ancora oggi dibattuta anche in Occidente.
Il fine della religione, per farla breve, è proprio la pace, anche per l’Islam, ma poiché nella Storia c’è ben poco di divino, la tendenza è stata da sempre quella di usare questa stessa religione per motivare le più bieche azioni dell’uomo, per giustificare sopraffazioni e immonde crudeltà. Nella condotta dei terroristi sedicenti islamici non c’è niente di religioso, nessun rispetto della dottrina coranica, e mi sono stufata di sentire fantasiose interpretazioni del Corano, nessuna religione giustifica la mattanza degli innocenti, questa avviene per mano dell’uomo e si fa scudo con la propaganda religiosa, si giustifica e di questa si arma per nascondere la verità insita nei rapporti di potere.
Il genocidio in atto nel mar Mediterraneo, il disprezzo della propria vita a favore di un’esaltazione della morte come evento rigeneratore, hanno ricordato all’Occidente quale disperazione la nostra prepotenza e indifferenza hanno saputo creare, ci hanno ricordato che usare l’Africa e il Medio Oriente come una scacchiera dove mettere le nostre pedine non è senza conseguenze, che la nostra ricchezza e dominio esistono perché dall’altra parte esistono povertà e subalternità.
L’eco delle guerre che abbiamo scatenato e degli eserciti che abbiamo armato, dei popoli che abbiamo affamato, si è fatto carne e sangue, fragore dei detonatori, ferita aperta nel corpo e nell’anima dell’Europa.
E l’Occidente attraverso un’azione propagandistica che dall’11 settembre ci racconta dello scontro di civiltà, ipocritamente continua a difendere interessi commerciali e finanziari mentre i disperati, gli emarginati delle proprie periferie sacrificano la propria vita nel nome di una liberazione benedetta da un Dio. Dall’altra è ancora il popolo inerme a subire la condizione di carne da cannone, e dagli alti scranni una commozione di facciata, di cristiana pietà del momento, mentre i figli d’Africa annegano nel nostro mare.