La fatica
La mia angoscia ha un nome: fatica.
La fatica, per ogni malato di sclerosi multipla, non è una parentesi nella giornata, un temporaneo stato di cose che una buona dormita o un po’ di svago metteranno al suo posto. È una costante, un’ombra che pesa e macera la volontà e la inebetisce, corrodendoti.
Non è solo fatica fisica, che pure c’è ed è la prima causa di questo malessere; in effetti l’astenia fisiologica richiama una fatica di vivere: tutto appare più difficile, più pesante, più faticoso appunto, perché il tuo corpo non ti sostiene, le energie non ti sostengono, e la sensazione finale è un gran senso di solitudine, perché per quanto ti si aiuti, la fatica non cessa mai ed allora ti sembra di affrontare tutto da sola.
È proprio questa solitudine, più esistenziale che reale, la solitudine della malattia appunto, che rende tutto più doloroso e ti prostra ulteriormente.
Affrontare la vita dà allora un senso di gravità, schiacciante, opprimente, ed anche occuparmi della mia salute diventa altrettanto asfissiante, perché dedicarsi alla quotidianità della malattia necessita, paradossalmente, di molte energie e forze, le stesse che essa va togliendoti. Niente, allora, mi è reso più facile e scorrevole, nemmeno dalle persone che mi curano, perché finiscono per aggiungermi altri impegni, altri malesseri, altri problemi, altre innumerevoli cose da fare, ma io non ho più le energie per rincorrere altri specialisti, i referti delle analisi, i farmaci più tollerabili, che spesso vado cercando per mettere fine agli effetti collaterali degli altri.
Oggi ancora vi è un moto insondabile che mi spinge, ma non è infrequente che molti compagni di viaggio decidano di non eseguire più alcuna terapia o controllo, e questo spesso accade quando la fatica nell’effettuarli raggiunge livelli insostenibili, e preferiscono allora abbandonarsi alla sorte. Ho paura che andando avanti mi troverò anche io di fronte a questa scelta.
Il rifiuto di andare al laboratorio analisi, all’ospedale a fare la risonanza magnetica, o al Centro per la visita ed altro, non sono che sfaccettature di questa stessa fatica. E certo, in questo, non aiutano le barriere architettoniche, il problema dei parcheggi, le file, la burocrazia, la mancanza di posti a sedere, l’affollamento ecc. Se non fosse per il mio compagno, che continua a sgridarmi per la mie mancanze e ad aiutarmi materialmente, io non so se sarei così solerte. La sensazione, in quei casi, è quella della fatica imminente che si palesa prima ancora di aver affrontato una qualsiasi attività.
E a tutto questo non c’è rimedio, non c’è rimedio.
S.C.
STEFY, TI CAPISCO BENISSIMO, E PURE IO LA PENSO PROPIO COME TE, E VERO A GIORNI TI VIENE VOGLIA DI MOLLARE TUTTO MAAAAAAA
Facciamoci coraggio Cele, se fai cazzate vengo a pestarti a casa tua!
Riporto i commenti su questo post su facebook:
Simona: “Un abbraccio forte, cara Stefania.”
Donatella: “Già, non sposterei una virgola”
Paolo: “Purtroppo è la triste realtà”
gia……la fatica……ma si va avanti comunque…
Hola, no se muy bien como va esto, supongo q he de dejar mi comentario sobre mi fatiga y si, es realmente desconcertante, es algo asi como si estubiesen dando palos para sacudir una alfombra, a parte de los problemas sociales y familiares q traen, al menos a mi. ya q por ejemplo mi marido empieza a decir q no voy con el a ningún sitio y tiene razón, aguanto poco andando y además voy muy despacio, cosa q el no puede, el tiene q ir mas bien a paso ligerito pues sino su rodilla, cadera y espalda sufren mucho; hace tiempo q tampoco puedo ir a hacer la compra de casa pues si tengo q ir al super y andar por alli buscando las cosas acabo muerta, y asi podria seguir con muchas mas cosas. el caso es q si salgo es para dar la vuelta a la manzana y a casa, xq si me voy mas lejos, ya tengo q cojer el bus,es una de las cosas de la em q no soporto, estar agotado sin haber hecho nada. Bueno ya me callo.
Besotes grandotes
CAROOL