In Sardegna non c’è il mare

Autore: | Pubblicato in Pensieri sparsi 2 Commenti

“Più mi allontano e più mi trovo al punto di partenza. Anni di distanza e basta un odore a riportarmi indietro. Basta un sapore a riportarmi indietro. E un suono lontano, magari appena accennato, mi risucchia verso casa. Un gregge visto dai finestrini di un treno. Un accento percepito in un ufficio pubblico, al ristorante, al supermercato. L’autore sardo in libreria. L’insegna col nuraghe nella grande città straniera. Il souvenir a casa di un conoscente. La cartolina estiva calamitata sul frigorifero… Tutto, tutto mi riporta a casa quando credo di esserne definitivamente partito.” M. FoisIn Sardegna non c’è il mare

 

Murales di Nuoro.Traduzione della frase riportata: "Le donne sarde sono stanche di fare le serve"

Murales di Nuoro.
Traduzione della frase riportata: “Donne sarde, siamo stanche di fare ancora le serve”

Decisa a cambiare Banca, entro nella filiale di un’altra, in Piazza Castello. Ho fretta, ho la visita neurologica periodica e dunque guardo continuamente l’orario sul cellulare e spero vivamente che la cosa risulti il più rapida possibile e m’immetta velocemente sulla tangenziale. Ci sono due impiegati, uno però è occupato con un altro cliente e lei al telefono, mi dice di accomodarmi, indicandomi una poltroncina, e continua poi con la sua telefonata. Pur non volendo, il suo accento mi arriva come una freccia dritta al petto, risuona nella cassa toracica, è un groviglio di ricordi che mi lascia in testa una confusione di suoni.

Tocca a me ora, mi chiama. Le dico, con un sopracciglio indagatore ad aggrottarmi la fronte e un mezzo sorriso: «Lei non è vicentina!». «No, e nemmeno lei vero?», mi risponde allora come se ci fossimo svelate entrambe in quel preciso istante. Le rispondo con decisione: «Sono sarda!». «Anch’io sono sarda» mi dice allora con un sorriso. Continuo: «Mi pareva dalla parlata di sentire qualcosa di familiare, mi pare che venga dal sud Sardegna, se non sbaglio». «Sono di Cagliari» prosegue allora, mentre legge sulla carta d’identità che sono nata a Nùoro. «Cagliari città?» chiedo allora. «Sì», mi dice lei con un malcelato orgoglio. «La mia Cagliari …» dico con una voce trasognante, che i tre puntini non rendono in tutta la sua sospensione, «c’ho fatto l’Università, anche lei probabilmente …». «Sì, Giurisprudenza» mi dice. «Ah, eravamo vicine allora, io ho fatto Scienze Politiche, aule, professori in comune quindi» commento con disinvoltura perché inizio a sentirmi a casa. Lei mi chiede di darci del tu, mentre sbriga la mia pratica chiacchieriamo della scelta migratoria, del lavoro, della vita che si dipana oltre il mare, lontano dal mare.

 

In ufficio, mentre prendo il caffè, durante la pausa di metà mattinata, mi chiedono il perché dei quattro mori sulla nostra bandiera. Loro non mi conoscono abbastanza per scegliere d’infilarsi in una dissertazione storica che mi agita profondamente per quella mia passione intellettuale che sin dall’infanzia mi ha caratterizzato. Intavolo dunque una lezione di Storia della Sardegna, un “pippone” inenarrabile che pur riesce a entusiasmare gli uditori e nell’incalzare di qualche domanda, trasudo di passione, nell’accelerare del battito e nel mio gesticolare da esperto docente, creando, per far comprendere meglio, liason con la Storia moderna e contemporanea conosciuta ai più, districandomi tra meccanismi economici e risultanti sociali. Questa doveva essere la mia strada penso, con velata malinconia, mentre mi passano davanti agli occhi i 30 e lode sul libretto, il Gramsci appeso sopra la mia scrivania, nella stanza cagliaritana. Un tuffo al cuore, per tornare immediatamente alla realtà e sapere che non avrei potuto, non sarebbe stato possibile, che ho fatto la scelta più intelligente, oltre il mare, lontano dal mare.

 

Invito sardo in ufficio per festeggiare: salsiccia di Oliena, pane carasau e pane guttiau di Dorgali, pecorino di Dorgali, torrone di Tonara e Mustaccioli di Oristano, pervenuti in traghetto sulla macchina di mio suocero. La vita dei miei colleghi non è più la stessa, ancora si narrano le mie gesta. Certo è stato divertente persino il momento didattico dove ho elargito informazioni su quanto stavano sbranando: ci sono viaggi che si compiono a tavola, per quella mezzora li ho portati tutti in Sardegna, oltre il mare, lontano dal mare.

 

Potrei raccontare ancora mille di queste occasioni, mille scorci di Sardegna che mi riportano a casa per un istante. Ha ragione Fois, si parte, ma mai definitivamente. Eppure, continuo a non voler tornare perché la Sardegna è più sopportabile e digeribile a guardarla da qui, oltre il mare, lontano dal mare. S.C.

Comments
  1. Posted by Andrea Velati
  2. Posted by Stefania Calledda

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