Imprinting 6

Autore: | Pubblicato in Pensieri sparsi 2 Commenti

CAPITOLO VI: L’educazione atea

Sei nata in un Paese profondamente cattolico, e ai valori cristiani si aggiunge tutta l’ipocrisia di una società drammaticamente legata a liturgie e prassi monolitiche che faticano a pensare l’altro da sé, in un sistema che non ha coscienza piena del vivere plurale.

Avere una madre atea significherà per te confrontarti già in famiglia con la parola minoranza, perché essere atei in un Paese a forte maggioranza cattolica significa appunto sentirsi sin dall’infanzia parte di una minoranza e per questo maturare un rispetto intrinseco verso tutte le minoranze. Essere atei significa anche dover dare più spiegazioni sulle tue scelte, doversi confrontare con una diffusa ignoranza che si sintetizza nell’assunto “non credere in niente”. Un ateo, a differenza dell’agnostico, crede fermamente in un’assenza divina, accetta di non aver risposte a tutte le cose del mondo, sostituisce la Fede con il Dubbio.

Il cattolico fatica a riconoscere il proprio dominio egemonico, che si afferma sugli atei come su tutti coloro che scelgono altre religioni. Per questa maggioranza il crocifisso nei luoghi pubblici è considerato inviolabile manifestazione della propria cultura, e certo non devono essersi confrontati con i volumi anticlericali e razionalisti di gran parte della filosofia europea, né conoscere la storia del vecchio continente che ha affermato proprio culturalmente la necessità di laicismo e secolarismo come cardini della società moderna.

Si considera “normale” occupare le scuole pubbliche così come i mass media, pertanto diventa una battaglia valoriale continua riuscire a legittimare un pensiero altro, perciò io non intendo battezzarti, perché la tua sia una scelta libera e consapevole, fosse anche diventare seguace di Aricrisna. Del resto, a casa mia, non è mai mancato il Vangelo, il Corano e un volume di storia delle religioni, conoscere è sempre meglio che avere un qualcosa impartito dall’alto e perciò non voglio che in questa famiglia si dica mai “perché si fa così”. Chiedere il perché delle cose richiede un’elaborazione più complessa delle risposte, certamente lacunosa e limitata, come lo è la Scienza e la Ragione, ma alla Fede in una divinità io preferisco la Fiducia nell’umanità.

Ricevere un’educazione atea ha significato per me crescere libera dal senso del peccato, dunque dal senso di colpa, e dalla subalternità gerarchica, e qualunque strada prenderai nella tua vita, io questa eredità ho da lasciarti perché tu sia sempre una donna libera.

Comments
  1. Posted by Alvise
  2. Posted by Stefania Calledda

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