Il nucleare in Italia: facciamo un passo indietro

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Pubblicato su GreenBiz: qui l’articolo originale di cui riporto solo uno stralcio.

 

“L’Italia ha sancito definitivamente una presa di posizione netta contro il  nucleare con il referendum del 1987: circa l’80% dei votanti si espresse negando ogni possibilità di sviluppo dell’atomo nel Paese, quando ancora bruciavano le tragiche esperienze di Three Mile Island e di Černobyl’.

Eppure, sin dagli anni ’60 gli investimenti italiani nella ricerca ed implementazione dell’energia elettronucleare avevano reso il nostro Paese il terzo produttore al mondo dopo Stati Uniti e Inghilterra. La prima centrale elettronucleare italiana terminò la costruzione nel 1963 a Latina, per poi essere seguita a distanza di poco tempo da Sessa Aurunca (Garigliano, Caserta) e Trino Vercellese (Vercelli). Costruite sul modello anglo-americano, le tre centrali nucleari riuscivano a coprire un fabbisogno energetico soltanto del 3-4%. Dal 1° gennaio del 1970 iniziò dunque l’edificazione della quarta centrale a Caorso (Piacenza), ed in effetti, mentre ancora si andava realizzando quest’ultima centrale, l’Italia attivò, nel 1975, un Piano Energetico Nazionale (PEN), dove la componente elettronucleare era assai forte. Tra gli anni ’70 e ’80 il progresso scientifico nel campo energetico si esplicava in modelli sempre più differenziati ed innovativi nel campo del nucleare, tanto da giungere alla quinta centrale italiana, nel 1982, quella di Montalto di Castro nel Lazio.” S.C.

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