Di chi striscia e di chi vola
Longare, luglio 2013
Carissima ***,
stasera, per cena, ho esibito una banalissima omelette al formaggio (dovevamo finire le uova), e ho appena terminato di mettere in ordine e caricare la lavastoviglie. Ora sono tutta per te.
Ti leggo e mi evochi tanta tenerezza, mi ci rivedo nel tuo senso d’ingiustizia, per quel bisogno di serenità, amore da parte di tutti che involontariamente cerchi nel tuo porti gioviale, nel tuo slancio candido e propositivo. A me è servita una depressione per ricostruirmi più corazzata, per mettere un muro di vetro tra me e la cattiveria del mondo.
Lei punta a farti implodere, mina su ogni punto la tua autostima: la decostruzione dell’autostima è il primo gradino verso la depressione, io me la sono dovuta riprendere a costo di apparire a volte spocchiosa, superba. Questa gente ho imparato a usarla per pulirmi le scarpe dopo averla schiacciata.
Sei troppo, troppo per te stessa e per chi ti ama per farti angosciare da tale essere abietto. Io so bene che tutto questo non migliorerà l’aria che ti fa respirare per quelle quattro ore che infetta l’ufficio. Ma lei è abituata a strisciare e per farti cadere dal tuo volo di sincerità e squisitezza dovrà alzarsi in punta di piedi e non contenta di non arrivare alla tua altezza, dirà che l’aria è putrida e che le nuvole danno fastidio. Ma tu non devi farti trascinare nel suo fango, la devi ignorare perché lei è troppo in basso e tu non ci arrivi, non è nella tua natura di gabbiano, i gabbiani i lombrichi (con rispetto verso i lombrichi) li mangiano!
Se lei non esiste nella tua testa, nel tuo cuore, devi imparare a cancellarla anche materialmente, del resto se non risponde al saluto, perché salutarla? Se non risponde quando le passi le telefonate, perché passarle le telefonate? Se fa finta di non vederti, e del resto il lombrico ha difficoltà a vedere il gabbiano, chiaramente il gabbiano non riuscirà mai a vedere il lombrico.
Siete due mondi incompatibili, fattene una ragione e continua a volare alto perché noi vogliamo vederti volare e i lombrichi tendono a cercare il sottosuolo tra le carcasse dei gabbiani che non sono riusciti a volare. Ma cosa conta la parola del lombrico che cerca tra gli avanzi del mondo e punta alle tue ali, sapendo di non poter volare? Un certo Esopo scrisse una volta di una volpe che non arrivando al grappolo d’uva, sentenziò che fosse acerba. I lombrichi non volano, non c’è possibilità di riscatto, non ti crucciare per questo, a volte si nasce per strisciare, ma non farti tarpare le ali, vola. Vola.
Con affetto, Stefania