“D’altri naufragi” su “L’Unione Sarda”
La terra in cui si nasce, in cui si cresce, in cui si è spesa una vita, non si dimentica come un numero di telefono. Per questa terra, io ancora soffro, oggi che appare ancora più disperata, sugli altiforni, sui silos, in fondo alle miniere, oggi che ti castigo, che ti punisco, che ti rifiuto e ti rigetto, perché non hai saputo vincere il cancro che ti sta annientando, perché mi hai rifiutato, quando il mio indice ti era scomodo, quando le mie parole ti incutevano fastidio, paura, quando non ti celebravo e ti disprezzavo per il tuo servilismo, per la tua accidia, la tua inedia.Tutto questo mi dà dolore, mentre bruci Sardegna, mentre cadi sotto i colpi dei manganelli, mentre sanguini, mentre piangi, tu che abortisci i tuoi figli, che li abbandoni, che li cacci, questo mi dà uno straziante dolore che la terra che mi accoglie non consola.