Così lontano

Incombe l’oscurità sulle nostre teste, ma Bassano brilla di luce propria, per quel suo fascino tra mistero e storia lungo le sponde del Brenta: mi pare di aprire un vecchio carillon, con una di quelle ballerine in miniatura che girano, con il loro tutù, o di vedere  i cavalli di un carosello, è la stessa eccitante meraviglia. C’è che questo magone che quasi mi tiene in apnea, mentre ritorno a Vicenza, fiancheggiando le mura imponenti di Marostica, è un pianto trattenuto, una commozione sottile. In questa magia autunnale, uggiosa e buia, c’è che so di farvi un torto forse, amici lontani, nel dirvi che non ho nostalgia della Sardegna, perché l’isola è solo un luogo, come tanti altri, e io ai luoghi non mi affeziono, li vivo come una cornice di tante altre cose che, invece, mi mancano davvero. Ecco, piuttosto io ho paura, è questo il brivido che mi percuote, che la vita mi cambi, che la malattia mi cambi, mentre voi, laggiù, nemmeno lo percepite, nemmeno ve ne accorgete. Così non resta nulla di veramente condiviso, come questi colori, questi odori, questi sapori che attraverso e incontro, così a voi lontani, così diversi: è questa la più penosa distanza, e di me vi rimane un’immagine irreale e passata, conservata tra i ricordi. E io non voglio essere un ricordo, voglio essere, esistervi accanto.

 

 

Così lontano, così lontano.

 

Lontano come questo silenzio,

questo telefono che non squilla,

questa lettera che non arriva,

questo campanello che non suona.

 

Lontano come questo vuoto

che mi riempie la valigia,

questa tazza e questo bicchiere,

quest’eco di partenze rimandate.

 

Così lontano, lontano, lontano.

 

Stefania Calledda, Vicenza ottobre 2012

 

Francesca Michielin – Distratto (di Bassano del Grappa)