Poesie
Verona, 28 luglio 2014 A quale oceano appartieni, tu che fosti risacca, schiuma, che di onda in onda m’avvolgevi per un istante soltanto, e spietata ti ritraevi? Un poco alla volta mi trascinavi via, io che vivevo di attese, e mi lasciavo consumare nel tuo abbraccio che
Nella giornata mondiale della poesia vi lascio i miei ultimi versi, purtroppo non esattamente gioiosi. Un tonfo sordo. Nient’altro. È così che cade il mio grido, come questo sasso in fondo al pozzo. Stefania Calledda, 18 marzo 2014
Perché sei ancora qui, uno squarcio di memoria sul velo dell’oblio, per quel calamaio di parole, lasciate indefinite annegare nell’inchiostro, una sospensione come un groppo d’incomprensioni in gola, che non riesco ad ingoiare. Eravamo più distanti quando non ci divideva il mare e le nostre fragilità si sfioravano,
Che cosa vedi dall’alto del tuo mistero millenario? Anche stasera, la luce bianca della luna incornicia il tuo profilo felino. Posa pure la tua morbida esistenza sul mio petto, la tua tenerezza di cacciatore a riposo che non abbassa mai la guardia. Lasciami sentire ancora delicato il tuo
La Primavera all’improvviso Sanguini papaveri Riviera, piangi batuffoli dai tuoi pioppi, che il vento porta via. Nell’incanto delle vigne e dei campi ancora incolti, dove dimora il tarassaco, ci tieni sospesi in un altro tempo, e oltre la maglia delle rete non sai che cosa covano le tue