Stefania Pensiero
Ovvero “radical chic” Vicenza, Piazza Matteotti, sediamo al Caffè degli Artisti (Opera), fronte Teatro Olimpico. Leggiamo una locandina: trattasi di “Libriamo 2012”, una manifestazione letteraria vicentina. Matteo: «Mi sa di radical chic». Io: «Sì, mi puzza anche a me che sia molto radical chic, ma ci sta. Pian,
Ironica telefonata alla mia migliore amica in Sardegna Io: «Ciao L*! Ti disturbo?» L*: «No, dimmi.» Io: «Niente, volevo solo farti schiattare.» L*: «Cioè?» Io: «Sabato sono in Piazza San Marco, a Venezia, per vedere la mostra di Klimt.» L*: «Sto diventando verde!» Io: «Lo sapevo… ma più
Radicali, ma con stile Questione CCSVI: carissime dottoresse, e dico carissime senza ironia, io non uso mai parole a casaccio quando scrivo e distinguo sempre tra rispettivi ruoli e rapporti personali, ma dico, sarò pure antipatica, intransigente, radicale, diciamocelo, sarò pure una stronza ecco, però “Dio bon”, come dicono
Sulla malattia A***: «Sai, le tue poesie mi lasciano una grande tristezza. Non c’è speranza, nessuna speranza». Io: «Sì, per quello che intendi tu come speranza, ma che cos’è la speranza? Una volta ho scritto un pezzo che s’intitola “La speranza è una cosa seria”, troppo spesso la
Benvenuti al Nord Dopo una lunga telefonata, la mia migliore amica commenta: «Certo che quest’accento veneto è più contagioso della varicella! Anche quando parli il sardo non è più lo stesso…». Io: «Vedila positivamente, meglio prendersi l’accento veneto che quello cagliaritano». *** Dopo il pranzo in osteria con