Aspettando l’evento di Vicenza – omaggio alla Riviera Berica
La Primavera all’improvviso
Sanguini papaveri Riviera, piangi batuffoli dai tuoi pioppi, che il vento porta via. Nell’incanto delle vigne e dei campi ancora incolti, dove dimora il tarassaco, ci tieni sospesi in un altro tempo, e oltre la maglia delle rete non sai che cosa covano le tue viscere. S.C. maggio 2013
E poi, d’improvviso, la Primavera scoppiò dappertutto, un’esplosione di colori, profumi, cinguettii a riempire il tuo incedere lento lungo la lingua d’asfalto, unica breccia di presenza urbana in quell’immensità di verde acceso: par quasi d’invadere uno spazio non tuo, attraversi con imbarazzo all’ombra dei ciliegi in fiore, appena sotto i filari dei pioppi e lo stagliarsi dei cipressi tra castelli, torri in rovina e ville rinascimentali.
Specchi d’acqua, appena nascosti dietro siepi che attendono la potatura, vastità di terre smosse che si preparano alla semina, e papaveri, un tocco di porpora sulla tela, mentre i colli rigonfiano orgogliosi il loro petto di roccia: la pietra di Vicenza, quella che ha rivestito di bianco la città. Vigneti ancora.
La Riviera è allora un rigoglio maestoso, uno squarcio di vita contadina strappato all’industrialismo prepotente, per quella sua vocazione antica di mosto e ulivi che sopravvive, resiste, persino alla barbarie della guerra, della proliferazione nucleare, dell’occupazione militare.
Taccio, mi commuovo persino, perché in tutto questo rifiorire, rinasco un poco anch’io, e lontano dai tumulti del vivere, non sei che un soffione che il vento spoglierà. S.C.
PS: magari se il Bacchiglione non esondasse, sarebbe anche meglio