Appunti gramsciani (3)

“Era tutto un lavoro di incisiva caratterizzazione e denunzia, nella forma conversevole e caustica, che Gramsci realizzava per meglio assolvere al compito “grato al nostro spirito”, precisava, di “dire, sul muso a tanta illustre gente, dure ed amare verità, di sorpassare il coro delle voci plaudenti, con la nostra, indicando senza tregua, contraddizioni e sciocchezze”.

Le reazioni a questo pungente lavoro di polemista di stile oscillavano tra l’appellativo di “matto”, che a Gramsci affibbiavano taluni amici e conoscenti, o di “cane arrabbiato”, nomignolo di cui lo decorava la stampa avversaria.

Sono “stanco di sentirmi chiamare matto (matto originale, matto simpatico, meno male, ma sempre matto) dai conoscenti, dalle tante persone che l’occasione pone sulla stessa strada e con le quali bisogna pure, per dovere di conversazione, squadernare qualche tomo della propria esistenza”. Ma Gramsci si consolava facilmente di questo nomignolo. “Ci sono tanti sciocchissimi savi, diceva, che in fondo la qualifica di matto non è offensiva. Vorrà dire che vi è nei miei discorsi qualcosa che alla comunità dei miei conoscenti di occasione pare fuori della logica comune, fuori della storia fino ad ora vissuta”. Ed è appunto questo “qualcosa”, egli aggiungeva, che “è il sale, ciò che dà sapore alla nostra coscienza, che fa di noi gli iniziatori di una nuova storia, di un nuovo linguaggio, di un nuovo sistema”.”

Salvatore Francesco Romano, Antonio Gramsci, cap. IV Gramsci giornalista, pagg. 149-150.

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  1. Posted by Stefania

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