Appunti gramsciani (2)
Autore: Stefania Calledda | Pubblicato in Appunti gramsciani, Suggestioni per la riflessione 4 Commenti
“La collettività deve essere intesa come prodotto di una elaborazione di volontà e pensiero collettivo raggiunto attraverso lo sforzo individuale concreto, e non per un processo fatale estraneo ai singoli: quindi obbligo della disciplina interiore e non solo di quella esterna e meccanica. Se ci devono essere polemiche e scissioni, non bisogna avere paura di affrontarle e superarle: esse sono inevitabili in questi processi di sviluppo ed evitarle significa solo rimandarle a quando saranno precisamente pericolose o addirittura catastrofiche, ecc.”
Antonio Gramsci, Quaderni del carcere
Comments
Sai Stefania,
rimasi molto deluso quando, dalla lettura del libro di Terzani: “Buonanotte, signor Lenin” si scoprì che non solo la classe politica ex URSS era anti-collettività, questo lo abbiamo sempre detto, (e si riciclò alla grande al volo, senza neanche transizione), ma anche la gente, nonostante la scuola, nonostante la tv di regime, nonostante il gosplan e i piani quinquennali, non aveva maturato la benchè minima cultura della collettività.
Sono d’ accordo con lo sforzo individuale concreto, ma questo sforzo deve comprendere anche l’ elaborazione di un percorso contro potere e anti sistema. La dittatura del proletariato è fallita, è diventato becero regolamento di conti con un potere che ha sostituito un altro potere e poi, in quanto inesperto, si è scannato anche al suo interno. Vedrei meglio un differente modo di vivere, un uomo nuovo, un uomo che sente un’ ingiustizia contro chiunque come se fosse contro di lui. E pubblicare tutto quello che si fa, in rete o su un blog. Ma non i blog che hanno i capi, dove pubblicano quello che vogliono, no , io dico proprio un diario dove, giorno per giorno, ci facciamo un concetto di quella persona e vediamo se è più o meno lontano a quell’ uomo nuovo di cui ti ho parlato prima.
Sulle scissioni poi, mi sa che questo concetto è stato preso un pò troppo alla lettera nella sinistra italiana.
Manuel,
la questione del socialismo reale è molto complessa e non si può sintetizzare in qualche riga di un commento. Certo è che la dittatura del proletariato di cui citi, in realtà non è mai esistita, né mai abbiamo assistito ad una effettiva messa in opera del marxismo.
Credo che il nuovo modello di società che si sta cercando di creare, anche in contrapposizione alle derive capitalistiche di questa crisi, ha tante sfaccetature nuove, non ultima la e-democracy. I processi sono lunghi e difficili da percorrere, ma credo che le crisi siano un momento importante che ci costringe tutti a riflettere.
Compresi gli scissionisti che per salvare meglio il potere che hanno ottenuto, individuano nuovi canali di affermazione.
Difatti ho fatto solo un commento da caffè. Sul fatto che il socialismo reale sia imploso è fuor di dubbio, segno che o si è espresso nel Paese sbagliato, oppure era intrinsecamente fallimentare. Su questo credo converrai. Anche perchè socialismo reale è pure una contraddizione in termini nel senso proprio letterale, ed era tra le altre cose tutto l’ opposto del famoso motto “proletari di tutti i paesi, unitevi” di marxiana-leniniana memoria. Sarà anche complesso, ma non è in alcun modo giustificabile,per cui, umilmente, ti consiglio di percorrere le strade nuove che tu stessa citi.
E’ vero, i commenti sono solo poche righe, hai ragione, ma bisogna andare all’ essenza del problema su un blog e non perdersi tra i massimi sistemi. E poi sempre meglio incentivarli che trovarsi il thread senza alcun commento. Se una persona russa, nonostante tutto il bombardamento (nel senso di educazione imposta) ricevuto, continua ad essere intrinsecamente egoista, vuol dire che il S. R. ha fallito, complesso o non complesso. Se Terzani ha riflettuto settimane su questo, vuol dire che il concetto tanto semplice non è, questo te lo assicuro. Certo che l’ ho ipersintetizzato, bisognerebbe leggere il libro.
A parte il fatto che leggendo questi scritti Gramsciani, di sicuro notevoli dal punto di vista culturale, è del tutto evidente come è cambiata la comunicazione. Per uno che li approccia adesso, nel 2010, direi che hanno uno stile molto pesante e goffo, non più applicabile, tranne per qualche pazzo scatenato del PMLI oppure Lotta Comunista. Se uno mi parlasse con questo linguaggio lo prenderei per uno col cervello lavato, perdonami. Sugli scissionisti e gli scissionati (chi le ha subite, mio neologismo) penso tutto il male possibile. Tra Ferrero e Veltroni tutta la vita il secondo. Così come tra Diliberto e De Magistris, 10000 volte il secondo. Diffido di certa gente.
Non condivido assolutamente nulla di quanto dici, ma non è possibile argomentare nello spazio di un commento.