La gatta
Io e Nora abbiamo un rapporto speciale.
Questo batuffolo di pelo è entrato nella nostra vita con garbo, ritagliandosi il suo spazio e legandosi ai suoi coinquilini umani poco per volta, lasciandosi sempre quel grado di autonomia ed indipendenza per il quale definirci i suoi “padroncini” sarebbe errato, equivoco: il gatto sceglie una linea orgogliosa di comportamento, vuole un rapporto paritario, a differenza del cane che cerca un capobranco.
Sui gatti, storicamente, si è creato un velo di mistero e pregiudizio, che li vorrebbe più opportunisti, incapaci d’affetto e terribilmente individualisti. A cominciare dal Medioevo, dove un più forte legame con le donne, per via del loro attaccamento territoriale alla casa, movenze e voci più rassicuranti come appunto sono per il gatto quelle femminili, li accostava alle pratiche stregonesche, per finire vittime essi stessi dell’ignoranza e della superstizione. La civiltà egizia invece li adorava e da sempre, con alterne vicende, la storia millenaria dei gatti è andata di pari passo con quella umana, perché il gatto è sempre stato di grande utilità, laddove la conservazione delle risorse di cibo necessitava di tenere lontani altri animali più piccoli come i topi.
Poi la difesa della proprietà privata divenne così decisiva, che il cane fece la sua comparsa nelle nostre tenute, ma il gatto rimase nelle case ad accompagnare la quotidianità delle donne.
La verità è che i gatti hanno un linguaggio complesso e molto diverso dal nostro, e non hanno nessuna intenzione di abbandonare la loro natura, per cui non c’è il rischio che si umanizzino, come purtroppo succede ai cani, creandogli non pochi squilibri. Sei tu che ti “gattizzi”, che impari i movimenti e i suoni che li caratterizzano, dialoghi con il gatto con i suoi strumenti e non con i tuoi, ma per fare questo ci devi mettere attenzione, scrupolosa curiosità, amore verso un mondo del tutto diverso e pure intrigante. Il gatto capirà di te tante cose, imparerà del tuo linguaggio lo stretto necessario per la sua sopravvivenza, ma alla fine, le sue peculiarità vinceranno sull’adattamento e passerai le giornate a scrutare il suo essere vivo così come ha deciso la Natura, perché il gatto è meraviglioso così, con il suo fascino ancestrale e misterioso.
La complessità delle loro intelligenze è evidente a cominciare dalla molteplice articolazione dei suoni e più i gatti appartengono a razze di stazza maggiore, più il linguaggio si fa composito. A distanza di diversi anni dalla comparsa di Nora nella mia vita, riesco a discernere alcuni segnali importanti nella molteplicità di tipi di miagolio.
Io e Nora abbiamo un rapporto speciale, che comincia al mattino, quando balza sul letto ed attende il tuo risveglio, perché il primo che si alzerà godrà della sua danza felina, mentre con coda tremante, la massima dimostrazione d’affetto del gatto, miagolerà a grande richiesta le sue crocchette; è allora che il rito si compie, riempita la ciotola, perché il messaggio è chiaro ed incontrovertibile: “cibo per Nora”, dico con lo stesso tono di ogni pasto, e allora la mia gatta risponde felice e si getta famelica sulla sua ciotola.
Così, mentre preparo la colazione, lei torna a ringraziarmi, strusciandosi più volte sulle mie gambe. Poi si mette in un luogo più alto e attende che mi avvicini, ed allora con la testa mi coccola a suo modo, perché più di tutto è contenta che la casa si risvegli.
L’amore per questo essere vivente è cominciato sin dalla scelta del suo nome: incessanti ricerche hanno dato un responso che coniugasse la civiltà russa con quella sarda, un nome che fosse russo, ma che ricordasse la Sardegna. Nora, famoso sito archeologico del cagliaritano, è anche diminutivo di Eleonora, giudicessa di Arborea, altra figura storica sarda. Ecco dunque come la nostra “bambina pelosa”, come la chiamo io, ha trovato la sua connotazione identitaria.
Da quando è iniziato il bel tempo, l’aria primaverile ha riacceso i colori e con essi ha ripreso vita un’infinità di piccoli e svolazzanti esserini che di tanto in tanto popolano la terrazza, Nora ha iniziato la sua lunga frequentazione esterna: ogni tanto il verso di caccia si fa sentire e allora sorrido della mia belva carnivora che tenta agguati su sfortunate mosche di passaggio. Gli uccellini, di varia specie e grandezza, sono i suoi preferiti, e può passare una mattinata intera a curiosare cosa accade nel vicinato. Se un altro gatto incontra il suo sguardo, possono restare a fissarsi per svariati minuti, ore, e tu ti chiedi cosa mai si diranno. Il gatto parla molto con gli occhi, utilizza il miagolio sono in determinare situazioni.
Dormono tanto, perché hanno un sonno particolare, molto leggero, e Nora ha i suoi luoghi preferiti nei quali non vuole essere disturbata: il certosino, razza a cui Nora appartiene, è un gatto che non ama il chiasso, la confusione, predilige la tranquillità e ha bisogno dei suoi momenti di solitudine. Non è un gatto per famiglie numerose con tanti bambini che la importunano. Lei si concede quando lo decide, senza troppi contatti normalmente, con quell’aria snob sculetta per la casa e tu, che ancora hai tanto da studiare su di lei, ti chiedi continuamente quale sia il suo mondo, cosa penserà, cosa percepirà con i suoi sensi acuti.
Il gatto è molto abitudinario, Nora particolarmente. La sua giornata si svolge sempre, più o meno, nel medesimo modo, ha i suoi riti e le sue sicurezze, richiede il cibo allo stesso orario di sempre perché hanno un orientamento istintivo nel tempo e nello spazio, per cui orologi e cartine sono superflui. Lei sa a che ora gli spetta la sua razione di crocchette o di umido, quando è arrivato il momento di salire sul lavandino e reclamare la sua acqua corrente, abbeverandosi con il suo filino d’acqua del rubinetto. Conosce anche le nostre abitudini, la mia ripetitività che tanto ci fa assomigliare, conosce i miei movimenti, la mia voce: ho imparato un po’ di “gattese”, Nora apprezza i miei sforzi, così quando entra un insetto e io la richiamo simulando il suo verso di caccia, lei arriva, pronta ad aiutarmi ad intrappolare la preda. Se è troppo in alto ti guarda, miagolando, come a chiedere sostegno.
Ha imparato qualcosa di nuovo ultimamente: sa aprire le porte e ha escogitato un modo per attirare l’attenzione, tirandoti la maglietta con la zampetta come per dirti “ehi!”. Quando vuole giocare s’atteggia da sbruffona, gonfiandosi tutta e provocandoti, a modo suo, saltellando sul letto e sui mobili, con le orecchie all’indietro. Ha il suo orsetto preferito, una “similpreda” che costituisce uno dei suoi giochi prediletti, insieme ad un semplice spago: per quanto tu possa comprare oggetti che ai tuoi occhi appaiono particolarmente divertenti, lei finisce per ignorarli e preferire le cose più banali, come un gomitolo di lana, uno spago per pacchi, uno spaghetto.
Il momento più tenero della giornata è quando si va a letto: ma ci si deve andare tutti, se manca uno dei due, Nora continua ad occuparsi d’altro. Quando sotto le lenzuola ci siamo entrambi è allora che Nora si insinua tra i due con potenti fusa, sdraiandosi appoggiata su Matteo, da cui attende le carezze, e con le zampe su di me, dove inizia a fare la pasta, con quei movimenti che ricordano il momento dell’allattamento, quando i piccoli facevano altrettanto sulla pancia della loro mamma. A quel punto si mette a pancia in su completamente rilassata, come fa in terrazza al sole, quando io la accarezzo, mentre lei si gira e si rigira felice. Quando la luce si spegne, Nora va via, accoccolandosi ai piedi del letto, dopo l’ultimo spuntino.
Più la studio, nella sua essenza felina, e più mi rendo conto che non siamo poi tanto diverse. Nora ci riconosce come la sua famiglia, lei ne è parte integrante e necessaria. Con il suo pelo morbido, di cui i certosini sono assai noti, riempie le nostre vite della sua naturale semplicità, così che a volte, quando ci vede abbattuti, si avvicina con un fare strano, imponendo le sue zampe su di te e miagola, come per dirti “Ma che vuoi, hai avuto anche tu la tua dose di crocchette”.
Se guardi la vita con gli occhi di un gatto, ne scoprirai l’assoluta banale meraviglia: quante cose m’insegna la mia piccola Nora.
S.C.
Stefania,io e la mia famiglia composta da Agnese mia moglie
Rossella e Cosimo i nostri figli amiamo molto gli animali.
In casa abbiamo due gatte:Michelle e Sasch.
Sono di razza e sono un due amori.
Li amiamo alla follia e loro ricambiano in mille modi.
Non parlo poi dei cani,dei cavalli,delle pecore,dei maiali,delle
galline,degli uccelli,dei pesci,delle tartarughe,dei conigli,
degli asinelli,animali che anzitempo abbiamo tenuto in campagna.Insomma,Stefania io e la mia famiglia amiamo tanto questi creature divine e soffriamo quanto essi soffrono.
Come si fa a non amare ogni essere vivente. Ho avuto anche io diversi animali, ma continuo a pensare che i gatti siano speciali.
Credo che chi riesce a maltrattare gli animali, finirà per maltrattare senza problemi anche gli uomini.
Una bella introduzione, la tua, al mondo ‘gattese’.
Io ho una cagnetta, ma ho avuto modo di vedere a casa di amici e non solo che il gatto (e soprattutto la gatta) sono molto diversi caratterialmente dal cane.
Bisogna rispettare i loro tempi e starli molto di più a ‘studiare’ nei comportamenti per poterli avvicinare come e quando vogliono loro; quando usi la parola ‘indipendenza’ per spiegarne le attitudini caratteriali, rendi molto bene l’idea della forbice che separa i cani dai gatti, secondo me.
Complimenti a Nora!
Ho la piena certezza che se l’essere umano cominciasse
ad imparare dagli animali,potrebbe vivere felice e contento.
Anch’essi creature divine per le cattiverie umani soffrono
tanto pur offrendoci amore vero.
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